
Fonte foto: X (city_tactics)
Nel cuore del Mediterraneo, una squadra di provincia scrisse una delle pagine più affascinanti della storia del calcio italiano: il Cagliari campione d’Italia nel 1969-70. In un’epoca dominata dalle grandi del Nord, quella cavalcata trionfale fu molto più di uno scudetto: fu il riscatto di un’isola intera.
Guidati da Manlio Scopigno, soprannominato “il filosofo”, e trascinati da Gigi Riva, autentica leggenda del calcio azzurro, i rossoblù imposero un calcio solido, compatto, senza fronzoli ma tremendamente efficace. Il Cagliari concluse quel campionato con soli 11 gol subiti in 30 partite, record ancora imbattuto nella Serie A a girone unico.
Ma fu soprattutto la figura di Riva, bomber generoso e simbolo di lealtà, a incantare l’Italia. Nonostante le offerte delle big, “Rombo di Tuono” scelse di restare a Cagliari, legandosi a doppio filo con la terra sarda. Il suo attaccamento alla maglia divenne un esempio di amore autentico per il calcio e per una comunità.
Il Cagliari campione d’Italia
Quello scudetto fu una vittoria sociale: la Sardegna, spesso vista come periferia dimenticata, dimostrava al Paese intero di poter primeggiare con orgoglio. I festeggiamenti durarono settimane. E ancora oggi, ogni tifoso rossoblù ricorda quella stagione come un’epopea.
Il Cagliari non ha più toccato quei vertici, ma quell’impresa resta eterna. Ogni volta che la squadra entra in campo alla Domus Arena, lo spirito di Riva e compagni aleggia nell’aria. Perché il calcio, a volte, non è solo sport: è identità, riscatto e leggenda.
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