
Come la Cina nel 2015, adesso è l’Arabia Saudita che sta ingaggiando calciatori pagandoli a suon di stipendi faraonici e rifiutare è sempre più difficile.
Per quanto riguarda la Cina, c’è una grande differenza con l’Arabia Saudita, ma ne parleremo in un altro articolo più avanti.
Concentriamoci sull’Arabia Saudita, dalla gestione ai calciatori.
La gestione in Arabia Saudita
In Arabia Saudita non funziona come in altri club, in cui è il club di proprietà del cartellino del calciatore che paga direttamente lo stipendio, qui funziona diversamente.
Molti stipendi mostruosi quindi non vengono pagati dal club, ma vengono coperti direttamente o indirettamente dallo Stato tramite il fondo sovrano saudita, chiamato PIF, ovvero Public Investment Fund.
Cosa rappresenta questo fondo PIF? Innanzitutto ha un asset stimato di oltre 700 miliardi di dollari. E’ stato creato con un obiettivo chiaro: diversificare l’economia saudita dal petrolio.
Per il governo saudita, tutti questi stipendi cosi alti, per loro non rappresenta una follia, ma:
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un investimento in immagine (soft power)
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un modo per stimolare turismo ed eventi
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una mossa per migliorare la “brand reputation” internazionale.
Saudi Pro League
E’ il nome della competizione, in Italia viene chiamata ‘Serie A’. Qui, non esiste nessun Fair Play Finanziario, non ci sono regole rigide sull’entrata/spese, non c’è la UEFA che ti controlla e ti multa. Ai club non importa chiudere il bilancio in positivo nel breve termine ma ragiona nel lungo termine.
Proprio per questo motivo, hanno iniziato con un acquisto importantissimo qualche anno fa: Cristiano Ronaldo, quindi se il portoghese guadagna 200 milioni l’anno, per il PIF è poco più di una linea di bilancio in un piano strategico enorme.
Il loro obiettivo al momento è attirare calciatori di importanza internazionale e creare una competizione ad altissimo livello.
Come rientrano i soldi al PIF?
Tramite sponsorizzazioni in primis, e non solo. Molte aziende che “pagano” per apparire sulle maglie o come main sponsor dei club sono statali o controllate dal PIF.
Per esempio:
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Saudi Airlines, Aramco, STC (telecomunicazioni), compagnia di bandiera saudita
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sono le stesse che sponsorizzano squadre, eventi, trasferimenti
In sostanza, lo Stato paga sé stesso. Così facendo i club possono scrivere a bilancio “entrate da sponsor” e giustificare ingaggi colossali.
Ad oggi, possiamo definire l’Arabia Saudita come una colonia mondiale pronta ad investire nel calcio in maniera prepotente, andando avanti di questo passo presto potrà diventare un campionato di altissimo livello.
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